Avete presente la riproduzione cromatica di alcuni televisori mostrati nei centro commerciali che hanno in genere colori molto saturi? Se l’impostazione è però particolarmente estrema, l’effetto “wow” che dovrebbe avere il cliente di turno rischia di tramutarsi in una smorfia a causa di colori troppo sparati e lontani dall’essere godibili. Qui entra in gioco la preferenza soggettiva dell’utente, oltre alle necessità professionali. Il monitor che andremo a recensire quest’oggi, il Philips 276E6ADSS, offre colori più saturi in quanto utilizza come sistema di retroilluminazione la tecnologia Quantum Dot (Color IQ di QD Vision) al posto del più comune sistema W-LED e questo porta ad aumentare lo spettro di luce dei colori primari, riuscendo così ad offrire la copertura Adobe RGB.
Ma come funziona questa tecnologia e perché viene adottata? L’evoluzione della retroilluminazione nei monitor con display LCD l’abbiamo già discussa in occasione della recensione dell’ASUS ProArt PA249Q, alla quale vi rimandiamo nel caso vogliate un pochino approfondire la questione. In poche parole, la classica retroilluminazione con W-LED (White) può offrire al massimo la copertura gamut dello standard sRGB, ma alcuni professionisti della grafica necessitano di uno spazio colore maggiore per poter lavorare con gamut Adobe RGB. Il sistema di retroilluminazione GB-LED è rimasto però appannaggio della fascia più o meno alta del mercato, non godendo di un costo di produzione molto basso e di un'alta efficienza energetica. Philips, con il suo monitor 276E6ADSS con tecnologia Quantum Dot, vuole proprio andare ad offrire la copertura Adobe RGB in una fascia di mercato inferiore, migliorandone inoltre l’efficienza.
La fonte di luce è rappresentata da diodi LED (che emanano una luce blu), ma questa, prima di arrivare alla matrice del pannello LCD, passa per un filtro (Quantum Dot) composto da fosfori della dimensione dell’ordine di qualche nanometro (un milionesimo di millimetro); la tecnologia Color IQ è fornita da QD Vision. Questi “punti quantici” sono posizionati all’interno di un tubo di vetro sopra i LED blu (soluzione che si presta a sistemi di illuminazione edge) e aumentano lo spettro del verde e del rosso; il colore blu è già largamente presente nella fonte di luce. Si tratta di un approccio differente rispetto ad altri produttori che adottano un filtro dietro l’intera matrice, ovvero il QDEF di Nanosys presente ad esempio nell’ASUS PA329Q.
Andiamo dunque a sviscerare le caratteristiche e ad analizzare le prestazioni del Philips 276E6ADSS.
Il pannello adottato sul Philips 276E6ADSS ha una matrice IPS-ADS prodotto da BOE. Questo ha caratteristiche in linea con le versioni IPS di LG Display.
La semplice scatola bianca del monitor riporta giustamente le informazioni più importanti che riguardano il Philips 276E6ADSS. L’apertura avviene dall’alto, dove è anche presente una maniglia per facilitare il trasporto. Sarà possibile estrarre da subito l’intero bundle, mentre il monitor rimane avvolto da una busta di plastica e ben protetto da due blocchi di polistirolo.
La base di sostegno, profonda circa 22 cm, larga circa 25 e con sette gommini antiscivolo, si incastra facilmente al braccetto del monitor e andrà poi fissata con l’apposita vite sottostante.
Il bundle della confezione comprende:
- alimentatore esterno con cavo
- cavo VGA
- guida Quick Start, CD e informazioni sul software SmartControl
La stessa guida rapida riporta che il bundle può variare in base alla regione di vendita. La risoluzione del monitor è pienamente supportata dal cavo VGA, ma trovare un solo cavo analogico in un prodotto recente, dotato di altri due ingressi digitali, fa storcere un po’ il naso.
La scocca di plastica interamente bianca e lucida è sicuramente la nota più evidente per il Philips 276E6ADSS dato che si discosta dall’enorme offerta nella classica colorazione nera. Le cornici sono spesse circa 2 cm e circondano il pannello da 27” a matrice IPS-ADS con rivestimento opaco non leggero. La linea rimane piuttosto pulita e per mantenere questo aspetto, i cinque comandi del menù OSD di tipo touch sono stati posizionati in un’angolazione non proprio comoda; vicino al tasto di alimentazione è presente il piccolo LED di stato che si colora di bianco in condizioni operative e ha funzionamento lampeggiante in stand-by; non è possibile disattivare il LED, ma non è assolutamente fastidiosa la luce emessa. La base di appoggio è di metallo, a differenza del braccetto di regolazione che invece è di plastica. Il bordo inferiore del display dista circa 9 cm dalla scrivania.
Design non del tutto piatto quello posteriore, anche se la trama interamente bianca lo fa sembrare un po’ anonimo. Nella parte centrale è presente il nome del produttore in rilievo, mentre per le porte I/O troviamo un ingresso HDMI/MHL, una DVI-D, una VGA, un’uscita audio jack da 3,5 mm e lo spinotto per l’alimentatore esterno.
Il braccio di regolazione del Philips non offre una buona ergonomia e permette la sola inclinazione del display da -5° a +20°. Non sono presenti i connettori VESA per un possibile sostegno a muro.
Il Philips 276E6ADSS è stato collegato per il test a una scheda video GeForce tramite il collegamento HDMI. Alla prima accensione abbiamo provveduto a resettare i parametri a quelli di fabbrica e risulta da subito evidente la saturazione dei colori e una luminosità molto alta. Le tonalità rosse sono molto più accentuate del solito, tanto da far credere di avere a che fare con una temperatura del bianco piuttosto bassa, ma come vedremo, in realtà, risulta più alta del valore di riferimento.
Con le impostazioni di default registriamo una luminosità di 376 cd/mq, luminosità del nero di 0,58 cd/mq, contrasto di 650:1, temperatura del bianco di 6900K e gamma del 2,2.
Soddisfacente è il range di luminosità che va da un minimo di 84 cd/mq a un massimo di 376 cd/mq. La copertura dello standard Adobe RGB è del 100%, così come per quello sRGB. Dal grafico si può notare che il response sia generalmente in linea con lo standard Adobe, eccedendo però nella zona del colore verde e rosso.
Per interpretare e comprendere i grafici qui riportati, se necessario, potete trovare informazioni al seguente link.
La fedeltà cromatica nelle condizioni out-of-box risulta davvero molto buona, con un Delta-E medio di 1,06.
Potremmo riassumere una scala di giudizio secondo quanto segue:
- Delta-E < 1 il risultato è eccellente;
- Delta-E < 2 il risultato è buono;
- Delta-E < 3 il risultato è sufficiente;
- Delta-E > 3 la riproduzione è inaccurata
Lo abbiamo già citato in un capitolo precedente, ma ripetiamo che la posizione dei comandi OSD è davvero poco comoda. Innanzitutto essendo di tipo touch e senza rilievi fisici, non si ha una precisa idea di dove si trovi il tasto voluto, se non abbassando ogni volta la testa per controllare. A schermo, inoltre, non vengono riportati degli indicatori e di conseguenza se la stanza è buia si è costretti ad andare a tentoni, ovviamente sbagliando il più delle volte. Il software SmartControl ha una dubbia utilità perché presenta pochissime funzioni del menù OSD e addirittura manca la tonalità colore Adobe RGB, mentre è presente una temperatura colore assente nel menù OSD (7800K, ma che ovviamente non funziona).
In ordine, da destra verso sinistra, si ha il tasto di alimentazione, il comando per accedere al menù completo (o di conferma), quello per cambiare formato (wide o 4:3), quello per lo switch tra le sorgenti video e il comando rapido per SmartImage Lite con le modalità Standard, Internet e Game.
Rispetto all’esploso del menù OSD, nella sezione colore è presente la modalità sRGB. Questa funzione è spesso piuttosto importante per coloro che abbiano il bisogno di passare alla copertura gamut più ristretta, ma non sembra funzionare adeguamente su questo monitor. Nel passaggio tra le due modalità (Adobe RGB e sRGB), ad occhio non cambia nulla, ma anche con la sonda colorimetrica non rileviamo alcuna differenza nella copertura gamut che rimane comunque estesa. I monitor professionali che offrono la copertura Adobe RGB permettono invece di selezionare la copertura sRGB, grazie alla LUT (lookup table) interna. L’elettronica interna in questo caso filtra l’eccesso della copertura gamut e restituisce a schermo un response più vicino possibile a quello offerto da un monitor nativo sRGB.
La mancanza di questa possibilità potrebbe rappresentare un problema qualora si debbano creare contenuti destinati perlopiù ad essere visualizzati su schermi sRGB.
Ma non si potrebbe agire per via software? La risposta è meno semplice di quanto si possa immaginare. Windows non risolve completamente la questione (anche se è possibile scegliere un profilo interno sRGB o Adobe RGB dal pannello di controllo) e si può facilmente incorrere in riproduzioni diverse a seconda del software utilizzato, dato che questi possono avere una gestione interna del colore. In questo caso bisogna appositamente creare un profilo ICC da caricare in un software di grafica come Photoshop o Gimp per avere la riproduzione voluta. La questione dunque è meno banale di quanto possa sembrare e per rendere un poco più comprensibile quanto riportato con un semplice esempio, dovrebbe bastare questo confronto di una palette di colori visualizzata con diversi software; da sinistra verso destra ci sono Foto (di Windows 10), Microsoft Office Picture Manager, il visualizzatore Foto di Windows e infine il browser Chrome. I primi due software presentano una saturazione maggiore degli ultimi due.
Il Philips 276E6ADSS non va a competere con i monitor professionali e quindi la necessità di dover integrare una modalità colore interna sRGB non è indispensabile, ma allora perché inserirla nel menù OSD se poi non funziona come dovrebbe?
Abbiamo verificato che altri redattori hanno rilevato il medesimo comportamento e quindi è da escludersi un mero difetto dell’esemplare che abbiamo ricevuto.
Prima di procedere alla calibrazione del Philips 276E6ADSS tramite la sonda colorimetrica Datacolor Spyder 4, abbiamo analizzato il risultato degli altri setting disponibili per quanto riguarda il gamma e la temperatura del bianco. L’opzione colore di default è quella Adobe RGB, ma questa non permette di modificare il valore del gamma (anche se il setting di 2,2 è perfetto) e infatti il menù OSD avvisa che in caso di modifica si passerà alla modalità colore sRGB. Abbiamo però rilevato che tra le ultime tre temperature colore non ci sono differenze e il valore di 6500K è quello che più si avvicina a quello di riferimento; scegliamo dunque di calibrare il monitor con questo setting. Ai soli fini dell’analisi abbiamo anche misurato i vari setting del gamma che risultano perfettamente calibrati.
Con i valori di riferimento impostati come al solito, luminosità di 120 cd/mq, gamma di 2,2 e temperatura di 6500K, abbiamo ottenuto il seguente risultato abbassando la luminosità fino a 15 e scegliendo la temperatura colore di 6500K.
È possibile installare il profilo colore scaricando il file dal seguente link.
Il profilo colore non va a modificare sostanzialmente la risposta del monitor. La copertura gamut, il gamma e la temperatura del bianco rimangono pressoché i medesimi. Rimane praticamente invariato anche il valore medio del Delta-E che passa da 1,06 a 1,05.
Raccogliamo nelle successive tabelle i risultati dei monitor fin qui recensiti, sia nelle condizioni out-of-box e sia dopo l’avvenuta calibrazione.
Colour banding
Come primo test abbiamo verificato la presenza del classico fenomeno del colour banding, ovvero delle bande di colore sulle sfumature, con diverse tonalità. Piuttosto buono risulta il comportamento del monitor in questo test, anche se si tratta di un 6-bit + FRC.
Uniformità
Suddividendo lo schermo in nove rettangoli, abbiamo misurato con il colorimetro l’uniformità della luminosità e dei colori. La differenza massima registrata è risultata pari al 15%, con una media del 6,9%, per quanto riguarda la luminosità, mentre per il colore, il Delta-E maggiore è stato di 6,6, con una media del 3,4. Per il colore si tratta del peggior risultato ottenuto in confronto ai monitor finora testati.
Abbiamo inoltre catturato due immagini con una schermata nera al buio con diverso tempo di esposizione della fotocamera. L’immagine di sinistra riporta la situazione più simile riscontrabile a occhio nudo, mentre quella di destra ha una sensibilità maggiore alla luminosità. Si ricorda che questo test è fortemente dipendente dal singolo esemplare.
Il monitor testato non è immune a problemi di bleeding, specialmente negli angoli di sinistra, ma l'effetto è apprezzabile solo in condizioni particolari, come riproduzioni molto scure e durante la visione di film.
Angoli di visione
In questo test andiamo a valutare la deviazione colorimetrica all’aumentare dell’angolo di visione per i quattro lati. In questo test prevalgono in genere i display a matrice IPS / PLS / AHVA; seguono i VA e infine i TN.
La tipologia del pannello è di tipo IPS e gli angoli di visione sono buoni. Non manca però anche il classico bagliore all'aumentare dell'angolo su schermate scure (glow).
Reattività
Per testarne la reattività abbiamo utilizzato il tool presente su TestUfo.com. Per i vari setting dell’overdrive disponibili nel Philips 276E6ADSS, Disattivato, Veloce, Più veloce e Il più veloce, sono state catturare dieci foto con la fotocamera impostata con ISO 3200 e tempo di esposizione di 1/350 sec, e ne abbiamo riportato il risultato medio.
Facendo ben attenzione è possibile notare un leggero reverse ghost già dal setting “Più veloce”, per essere poi un poco più evidente scegliendo il profilo estremo. Il valore “Veloce” sembra quello che si comporta meglio, ma la definizione dell’oggetto in movimento è comunque scarsa. Le prestazioni non sono dunque una prerogativa per questo Philips, ma può essere utilizzato senza troppe remore in game non frenetici.
Nel corso dei nostri test andiamo a valutare anche il comportamento generale del monitor nelle classiche funzioni di utilizzo e quindi a stilare un piccolo resoconto che non può essere immune da considerazioni anche soggettive.
Benché il Philips 276E6ADSS sia in grado di offrire la copertura gamut dello standard Adobe RGB, lo stesso produttore non lo pubblicizza come monitor professionale ed infatti non lo è. In pochi casi resta consigliabile la risoluzione Full HD su un display con diagonale da 27” e lo spazio di lavoro sul desktop operando in multi-tasking non è abbondante come su altre tipologie. Come abbiamo già riportato nel capitolo riguardante il menù OSD, la modalità colore sRGB non apporta alcun cambiamento nella copertura gamut e si ha sempre a che fare con colori piuttosto saturi. Questo vuol dire che sono distanti dal colore reale? No, ovviamente no, come abbiamo già visto nel test riguardante la fedeltà cromatica, ma la saturazione accentuata potrebbe non convincere tutti.
Se siete abituati alla riproduzione dei TV con modalità sature, allora probabilmente adorerete quella del Philips 276E6ADSS. In questo caso, infatti, risulta maggiormente godibile la visione di film e videogames (più quest'ultimi, magari), anche se le tonalità rosse tendono ad essere predominanti. Nel primo caso però entra in gioco anche il fenomeno definito bleeding a causa delle barre nere per via del formato diverso e il nostro esemplare non è risultato molto fortunato, specialmente per gli angoli di sinistra.
L’overdrive funziona discretamente, ma le prestazioni non sono comparabili a monitor indirizzati ai videogiocatori più esigenti. I setting intermedi riescono a restituire comunque una godibile esperienza videoludica, dettata forse più dalla riproduzione satura che dalla reattività.
Abbiamo catturato alcuni scatti fotografici per rilevare il tempo di lag in confronto al monitor AOC q2963Pm. Anche se questo test ha alcuni punti critici, il Philips ha riportato un ritardo di circa 30 ms.
Tra le noti dolenti è impossibile non riportare l’assenza della tecnologia flicker-free. Il funzionamento è dunque di tipo PWM e, in particolare, la frequenza dei LED non è elevatissima; durante alcuni scatti fotografici con velocità di otturazione elevata siamo incappati in qualche schermata completamente buia per via dell’effetto stroboscopico della retroilluminazione.
Prestazioni | Non è un monitor molto reattivo e l’effetto ghost è facilmente visibile in ogni test. Nell’uso gaming è meno evidente, ma è consigliabile rimanere su titoli con stili non frenetici. | |
Qualità | L’effetto dei colori saturi deve un po’ piacere, ma non è eccessivo; il rosso sembra troppo saturo. Il response dei test è molto buono e la fedeltà è davvero precisa fin da default. L’uniformità è però una nota poco convincente. | |
Ergonomia | Porta HDMI/MHL a parte, il monitor offre ben poco ed è inoltre presente solo un cavo analogico nel bundle. Bisogna aggiungere che non ci sono porte USB, è possibile solo inclinare il display e non offre il wall-mount con i fori VESA. Nota negativa anche per l’OSD scomodo e il software SmartControl non efficiente. | |
Prezzo | Il monitor ha un prezzo online tra i 220 e i 240 euro. | |
Complessivo |
Il monitor Philips 276E6ADSS si presenta come un prodotto innovativo, visto che è pioniere della tecnologia Quantum Dot di QD Vision. Approcciarsi a soluzioni nuove è sempre una sfida e bisogna tenere sempre bene in conto i pregi e i difetti che queste possono apportare. Il nuovo sistema di retroilluminazione Color IQ di QD Vision va premiato perché ha permesso di avere in una fascia di prezzo più conveniente, un monitor capace di offrire la copertura gamut Adobe RGB, diminuendo il consumo energetico. Questa, abbinata al pannello IPS-ADS, ha fatto registrare ottimi valori nella fedeltà cromatica. Se la modalità colore sRGB avesse funzionato come avrebbe dovuto, sarebbe stato di sicuro aiuto a diversi utenti. L'uniformità del colore poi è risultata piuttosto scarsa; probabilmente revisioni future del sistema di retroilluminazione miglioreranno le performance.
Nel bundle abbiamo trovato un solo cavo analogico, ma anche l’ergonomia è stato un aspetto decisamente trascurato. Le regolazioni ergonomiche riguardano la sola inclinazione del display, non è presente un hub USB, la posizione e l’usabilità del menù OSD è decisamente scomoda e il software SmartControl non riesce a sopperire a queste mancanze. Il menù in sé è ordinato, ma è quasi impossibile non premere il tasto sbagliato (specialmente al buio).
Abbiamo riportato diversi aspetti poco entusiasmanti per il Philips 276E6ADSS e parliamo di un monitor con pannello di tipo IPS da 27” e con risoluzione di 1920x1080 pixel, quindi nulla di speciale; ma a circa 220/240 euro, quanti monitor capaci di coprire lo spazio colore Adobe RGB ci sono attualmente in commercio? Nessuno!
Pro:
- copertura gamut Adobe RGB alla portata di tutti
- fedeltà cromatica
Contro:
- non è flicker-free
- dotazione ed ergonomia (un cavo VGA, no USB, solo inclinazione, menù OSD scomodo)
- opzione sRGB inutile
- uniformità nel colore
Si ringrazia Philips per il sample fornito.
Andrea Fanfani